ZKM GALLERY Via Belfiore 22/D TORINO SANSALVARIO - Archivio eventi Lo spazio Biglietto
ZKM gallery di MADE IN SANSA è un negozio dove non si negozia. Un luogo di lavoro nel quale non si produce ma si gioca, si dona, si festeggia. ZKM gallery è un raduno segreto, un incontro faccia-a-faccia che rompe l’isolamento, un atto di tatto, di grazia e di amicizia dove la bellezza è malattia salutare, e la libertà si misura in gesti poetici. Viviamo in un mondo che ci spinge a sfruttarci da soli, a ottimizzarci fino all'esaurimento, a correre in avanti distruggendo gli ostacoli, senza indugiare mai, senza pensare mai. Qui al contrario cerchiamo intensità, l’attenzione profonda che vede gli odori, l’ebbrezza del primo giorno, l’arte come memoria di una festa che non finisce, la lentezza e la stanchezza limpida che aprono varchi alla meraviglia. Il gioco è la nostra rivoluzione, la festa il nostro tempio, l’arte il nostro miracolo quotidiano.

"Fichissima” è una parola che è al tempo stesso complimento ed esagerazione: più che bella, più che desiderabile. In questa mostra, diventa LA parola d' eccellenza per quella parte del corpo femminile spesso chiamata in causa: la vulva. Non come oggetto, ma come fonte – di piacere, di vulnerabilità, di linguaggio e di immaginazione. Sandra Ansaldi è medico psichiatra e artista visiva. In Fichissima sposta il suo sguardo verso piccoli mondi concentrati: teche, cornici-quasi reliquiari- in cui tulle, garze, pizzi, stampi da cucina, pennelli, perle e gioielli si raccolgono attorno a una forma centrale. Quella forma ricorda al tempo stesso un fiore, una ferita, un’icona, una conchiglia e un’apertura. I materiali sono riconoscibili e domestici, quasi banali: utensili da cucina, bigiotteria, frammenti di tessuto. Ma nelle mani di Sandra Ansaldi diventano una sottile coreografia di strati e pieghe. I suoi "assemblages" giocano con il confine tra il sacro e il quotidiano: è un altarino domestico, un feticcio, un santuario, una scherzo? I tessuti morbidi proteggono e velano, ma non cancellano; i bordi metallici inquadrano e marcano. Ogni scatola è una piccola scena in cui la sessualità femminile non viene appiattita né ritoccata, ma appare insieme tenera, ironica e dignitosa. Le parole di Luca Atzori non seguono le immagini, ma camminano accanto ad esse. Atzori è autore, performer e musicista, co-fondatore della Mad Pride di Torino e attivo in una zona di confine tra letteratura, performance e ricerca vocale. Nella serie di poesie che accompagnano queste opere, esplora la vulva come macchina linguistica: un luogo in cui miti, immagini religiose, pubblicità, cultura pop e memorie personali cominciano a parlare tutte insieme. Le sue frasi in italiano, francese e inglese sfregano l’una contro l’altra; confessioni intime s’infrangono contro speculazioni filosofiche, gergo di strada contro citazioni letterarie. La vulva, in Atzori, non appare come “oggetto del desiderio”, ma come grammatica: una lettera, una forma zero, un’apertura attraverso la quale il mondo viene continuamente pronunciato di nuovo. Egli strappa la parola “fica” alla sfera dell’insulto e del linguaggio machista e la colloca al centro di un’indagine poetica ed esistenziale: che cosa significa desiderare, essere visti, abitare il proprio corpo, trasformare la vergogna in gioco? Immagini e testi non sono illustrazioni reciproche, ma specchi. A volte sembra che le poesie spalanchino le scatole, a volte sono gli oggetti a chiudere dolcemente dentro di sé le parole. La ripetizione delle forme – pieghe, conchiglie, vulve, fiori – assume un ritmo musicale: variazioni su un unico motivo, ogni volta in un’altra tonalità, in un altro contesto. Nasce così una polifonia di voci: lo sguardo medico, la simbologia religiosa, il cliché pornografico, il ricordo intimo, la collera femminista, l’umorismo del camionista, la tenerezza degli amanti. "Fichissima" non è dunque un semplice “celebrare” il corpo femminile, ma un invito ad ascoltare tutto ciò che si è depositato intorno a quel corpo: tabù, proiezioni, violenze, ma anche piacere, gioco e potere. Una mostra che richiede all'occhio lentezza, un ammonimento a non consumare le immagini in fretta, ma a lasciarsi toccare dalla loro trama, dal loro luccichio, dalla loro fragilità; un'esortazione a leggere le poesie ad alta voce, assaporarle, lasciarle risuonare nelle proprie memorie. Forse è questa la promessa più grande del progetto: che la parola “fica”, spesso usata per umiliare o possedere, qui si trasformi lentamente in un luogo di soggettività. Non “qualcosa” che si prende, ma “qualcuno” che parla. Nelle scatole di Sandra Ansaldi e nel linguaggio di Luca Atzori la vulva diventa un portale, un piccolo universo in cui possiamo ripensare il desiderio, l’identità e la libertà. Testo critico di Etienne Verbist
07. 12. 2025 - ZKM GALLERY Via Belfiore 22/D TORINO SANSALVARIO - zakamoto.com - motolese.com - madeinsansa.it - Archivio eventi